La lanterna del diavolo (film sonoro) - 1931

R.: Carlo Campogalliani- S.: Leo Menardi- Scen.: Gian Bistolfi- Scg.: Domenico M. Sanzone- Dir.fot.: Anchise Brizzi- Mo.: Giuseppe Fatigati, C. Campogalliani- Mus.: Ettore Montanari- A.re.: D.M. Sanzone- Segr.pr.: Romolo Laurenti- Op.: Giocchino Gengarelli- Tr.: Willy Miller, Raimondo Van Riel e Franz Sala- Fo.: Pietro Cavuzzi- Int.: Nella Maria Bonora, Donatelli Neri, Carlo Gualandri( il capobanda), Letizia Quaranta, Carlo Tamberlani, Raimondo Van Riel, Alfredo Martinelli, Guido Celano, la Baiocchi, il piccolo Lamberto- P.: Cines, Roma (1931.) Durata: 70'.
("Dizionario del cinema italiano", di R. Chiti, E. Lancia. I Film, vol.I, dal 1930 al 1944. Edizioni Gremese, Roma, 1993.)

TRAMA DEL FILM
Il capo di una banda di contrabbandieri ama una fanciulla che invece si è innamorata di un brav'uomo di un paese nelle vicinanze del quale la banda si riunusce. Il capo contrabbandiere, in preda alla gelosia, medita la vendetta e, l'occasione, gli si presenta ben presto.
Le guardie del paese svolgono delle indagini per scoprire l'autore dell'assassinio di un loro commilitone. Il capocontrabbandiere, per vendicarsi, decide di denunciare il contadino che gli ha rubato la ragazza come autore dell'assassinio.

I gendarmi riescono a catturare ed imprigionare l'uomo che in seguito verrà liberato grazie ad uno stratagemma del figlio( il piccolo Lamberto) il quale lo metterà al sicuro in una casa abbandonata sulla montagna. La leggenda del paese vuole che in questa casa si agitino gli spiriti: si dice che questi folletti accendano ogni tanto una lanterna, segno di chi sa mai quali foschi avvenimenti.
Durante una notte cupa il piccolo Lamberto accende la lanterna, mai più supponendo che quella luce rappresenti un richiamo per i contrabbandieri che, nel mezzo di una spedizione, avendo avvertito degli strani rumori, sostano nella casa.

Nel frattempo i gendarmi, guidati dal capocontrabbandiere, riprendono le ricerche del presunto assassino e si imbattono nella casa dove, a gran sorpresa, si trovano faccia a faccia con tutta la banda. I gendarmi fanno una copiosa retata e i contrabbandieri, arrestati, pensando che il proprio capo li abbia traditi e denunciati, lo accusano a loro volta come il vero responsabile dell'assassinio.
L'uomo, ingiustamente sospettato, può quindi tornarsene finalmente a casa...
( La trama è stata tratta da: "Dizionario del cinema italiano", di R. Chiti, E. Lancia. I Film, vol. I, dal 1930 al 1944. Edizioni Gremese, Roma, 1993. E da: "La Vita Cinematografica". Torino, Agosto- Settembre, 1931. Anno XXII, n°9.)

CRITICA:
......Gli esterni della Lanterna del Diavolo.

Carlo Campogalliani continua a girare "La Lanterna del Diavolo". Il lavoro nei teatri è completamente terminato e la "troupe" è subito partita alla volta di Scanno e Pettorano, due caratteristici paesi dell'Appennino Abruzzese, per la ripresa degli esterni.

"La Lanterna del Diavolo" svolge una trama popolare piena di umanità e di commozione che ha per sfondo la montagna abruzzese così ricca di attrenti motivi folkloristici.
Una nota di originalità è portata in questo film dalla partecipazione del piccolo Lamberto, un minuscolo attore, su cui è essenzialmente imperniata l'emozionante vicenda.
( "Kinema", Aprile, 1931. Anno III.)

La Lanterna del Diavolo è un film dalla solida costruttura drammatica nella quale vibrano tutti gli elementi che determinano l'interesse e per la vicenda e per le sorprese che questa vicenda riserva.
( "Kinema", Giugno, 1931. Anno III.)

Stralciamo dall'Opinione di Filadelfia questi brani descrittivi del ridente e caratteristico comune di Scanno dove Carlo Campogalliani ha girato il film "La Lanterna del Diavolo". Il civettuolo e grazioso paese che chiude l'incantevole valle del Saggittario quasi a forma di diga non poteva in alcun modo rimanere tagliato fuori dall'operosità cinematografica dellla "Cines".

Il suo lago malizioso, terso come uno specchio pieno di riflessi e morbido come un velluto; l'abitato lindo e civettuolo col mare di verde che và dal prato alla pineta, alla boscaglia, quel senso di pace serena che vi si gode, l'abbondanza dei tipi che vi si trovano, hanno invitato la "Cines" a riprendere a Scanno quell'operosità di un tempo.
"La Lanterna del Diavolo" avrà quindi il più suggestivo scenario naturale che servirà di mirabile cornice alla vicenda del film.
( "La Vita Cinematografica". Torino, Luglio, 1931. anno XXII, n° 7.)

"La Lanterna del Diavolo" nei giudizi della critica.

Si sono susseguite nelle principali città italiane, le visioni del film "La Lanterna del Diavolo", realizzato da Carlo Campogalliani, e per questo nuovo film Cines i riconoscimenti della stampa sono assai calorosi come è chiaramente dimostrato dai seguenti brani che stralciamo dai vari giornali:

Popolo d'Italia- Milano- Il lavoro nel suo complesso è ottimo.
Corriere della Sera- Milano- Sempre con quella accuratezza di fattura che caratterizza la tecnica della Cines.
La Sera- Milano- Questo film Cines ha il merito di curarli quanto i maggiori, di renderli attrenti per particolari, fotografia, recitazione.
L'Ambrosiano- Milano- La lanterna del Diavolo occupa una posizione di prima linea.
L'Italia- Milano- La sua tecnica espressione è veramente ben riuscita; magnifico lo scenario del paesaggio alpino e perfetti certi episodi decorativi come quello della processione.
La Nazione- Firenze- Elementi del successo così per la parte fotografica come per la parte sonora e la straordinaria finezza nella scelta del soggetto e degli ambienti.
Popolo di Trieste- Nididezza di fotografia, originalità di impostazione del soggetto, avvincente il romanzo pieno di poesia e di umanità, interpretazione eccellente, ecco i titoli di questo successo cordiale e vibrante.
Il Piccolo- Trieste- La Lanterna del Diavolo è un film di repertorio ma per la nobiltà della concezione e la potente chiarezza della realizzazione ci porta d'un salto ai primi posti, fino a competere coi lavori che dall'estero ci vengono presentati come eccezione.
La Stampa- Torino- Gli elementi più interessanti sono un intelligentissimo cane lupo ed il piccolo Lamberto, un minuscolo attore di cinque o sei anni promettente e simpatico.
Gazzetta del popolo- Torino- Ottima al scelta dei luoghi e il taglio delle scene.
Il Veneto- Padova- Scrupolosamente curato in ogni minimo particolare La Lanterna del Diavolo ebbe un meritato successo tecnico ed artistico.
Il lavoro- Genova- segna un sensibile progresso nella tecnica narrativa del cinematografo italiano.
Il giornale di Genova- Basta la felice scelta del paesaggio, dei quadri colmi di un gustoso folklore dei tipi dei contadini e di boscaioli a dare un clima ed una linea al racconto.
Roma della domanica- Napoli- Un film d'interesse e di emozione ricco di un complesso artistico altamente ammirevole e di una potenza tecnica accurata e riusciuta.

.... "La lanterna del Diavolo", senza essere un capolavoro, soddisfa principalmente per la sua schiettezza di carattere. Quella che si può dire una rivelazione, che se più controllata può darci soddisfazioni maggiori e migliori, è la presenza di un piccolo attore dagli occhi vivissimi, propri della nostra generazione ( il piccolo Lamberto) attraverso il giuoco scenico del quale abbiamo potuto sognare quella prossima fiorita di artisti che immancabilmente lo schermo italiano ci darà, speriamo, tra breve.

Non sappiamo incrudelire contro la voluta drammatizzazione dei due momenti salienti del dramma, quello in cui Lamberto salva l'onore della madre e quello in cui lo stesso piccolo prodigioso attore salva il padre. Non lo sappiamo fare perchè riteniamo che il Campogalliani ( la cui sensibilità nell'approfittare dei pathos a cinematografo crediamo non sia ancora squisita tanto quanto lo richiedono le moderne espressioni estetiche) si sia pertanto lasciato prendere la mano dall'idea di conquistarsi il favore della platea.

Però ci permetterà di fargli notare che anni di frequenza a visionare lavori (anche se rari) ove il senso della misura è mantenuto più sapientemente, hanno ingentilito anche il pubblico dalle facili emozioni. E questo, speriamo, gli gioverà nelle sue future produzioni.
Inutile dire che per quanto concerne la tecnica di presa, luministica e fotografica, anche questo lavoro ci dimostra a che punto di perfezione siano giunti gli apparecchi della Cines. Non così possiamo dire invece dellla ripresa fonica, perchè è l'unica volta che la troviamo non all'altezza del suo compito.

Tutti gli attori,sono stati troppo sceneci, anche quando non se ne poteva incolpare la natura stessa per "parlato".
("La Vita Cinematografica". Torino, Ottobre, 1931. Anno XXII, n°10.)

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